Mascherine prodotte localmente, permettendo di combattere la carenza del prodotto e il conseguente rincaro dei prezzi, oltre ad impiegare, e non è un dettaglio secondario, anzi, personale residente nel Mendrisiotto.
TiMask di Moreno Lazzaroni ha preso spunto da un ristoratore ligure, che ha riconvertito la sua attività in produzione di mascherine, bene divenuto prezioso ai tempi del Coronavirus, che probabilmente ci accompagnerà ancora a lungo e che proprio perché divenuto ormai quotidiano si prende qualche licenza modaiola.
L’attività avviene a Ligornetto, in un’area di 700 metri quadrati, grazie a un macchinario specifico arrivato dalla Liguria. A pieno regime, con 10 persone, di cui 8 impiegate su 2 turni, si producono 120mila mascherine al giorno, divise tra mascherine chirurgiche monouso di tipo 1 destinate ad essere indossate per un massimo di 4 ore ed altre di tipo 2, da portare per 6-8 ore al massimo. Ad esse si uniscono, con licenza appunto all’estetica, le style mask, in cotone, accoppiato con un modello fantasia: ce n’è per tutti i gusti, per adulti e bambini.
Ovviamente, si tratta di un businnes nuovo, venuto alla ribalta con la pandemia che ha sconvolto la nostra realtà negli ultimi mesi. Le norme e le regole di buona prassi sono infatti tutte da scoprire e da incorporare. Tenendo conto che la mascherina è un prodotto sanitario, atto a difendere dalla diffusione di goccioline di saliva che potrebbero trasmettere il Covid 19, è importantissimo che ogni fase della produzione avvenga secondo i criteri massimi di sicurezza.
TiMask ha deciso dunque di rivolgersi a BQS Consulenze, per migliorare dal punto di vista della sicurezza la propria produzione e per ottenere di conseguenza la certificazione ISO13485. Essa si muove in ambito medico e spinge le aziende a seguire determinati protocolli la cui attuazione fa sì che i prodotti finali siano conformi ai requisiti dei clienti e a quelli applicabili sul prodotto stesso. Per averla, bisogna mostrare di sapersi organizzare e di essere in grado di operare secondo queste norme, che impongono la registrazione degli usi previsti del prodotto così come quelli impropri ragionevolmente prevedibili, oltre che ovviamente un modo per evitarlo. Grazie a quanto fornito dalla ISO 13485, si distinguono senza possibilità di errori, tramite criteri certi, i prodotti guasti e gli eventi che potrebbero sfociare in un rischio, connesso al prodotto, oltre a come intervenire quando essi si verificano.
In un settore nuovo come quello delle mascherine, e per un marchio neonato come TiMask è certamente un impegno. Giuseppe Beretta, che sta già fornendo questo servizio a un altro realizzatore ticinese di mascherine, si è messo d’impegno assieme a Moreno Lazzaroni. Assieme stanno analizzando i processi produttivi dell’azienda di Ligornetto, al fine di permettere alla BQS di capire con precisione le caratteristiche della realtà momò e a Beretta dunque di sviluppare i protocolli necessari per permettere a Lazzaroni e ai suoi collaboratori di svolgere il loro lavoro creando un prodotto finale sicuro.
Il processo passerà dall’individuazione di punti critici, di eventi che possono rendere la produzione non conforme, dunque da manuali appositi e poi dalla formazione al personale, tutto residente, di cui si occuperà Giuseppe Beretta.
La TiMask ha operato la scelta corretta due volte: decidendo di produrre un bene divenuto primario e rivolgendosi a BQS per essere certa di farlo in modo sicuro!